San Francesco da Assisi
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La valle reatina è anche detta Valle Santa proprio perché qui l'amatissimo San Francesco dimorò e predicò per lunghi anni facendo della valle il maggiore teatro della sua santissima vita. Alcune delle pagine più belle e significative della storia del Santo si svolsero proprio nei paesi del reatino dove oggi sorgono celeberrimi santuari francescani: Fontecolombo, Greccio e S.Fabiano alla Foresta. Fu in questo continuo peregrinare che toccò anche le terre dell'Alta Valle del Velino dove il ricordo e la dedizione al Santo sono ancora forti. A Posta, in particolare, esiste il convento di San Francesco la cui primordiale cappella dedicata a San Matteo tradizione vuole costruita proprio da San Francesco che qui si fermò qualche tempo per predicare. La presenza del Poverello a Posta sarebbe databile tra il 1222 e il 1225. La cappella di S.Matteo esisteva certamente agli inizi del XIII secolo, al centro di un piccolissimo borgo antistante l'allora potente Castello di Machilone, centro dell'omonimo feudo. Il nome di San Francesco è rimasto legato alle popolazioni locali fiere di poter raccontare della storia del Santo che costruì il convento e oggi il paese di Posta e il Castello di Machilone sono menzionati nel percorso del Cammino di Francesco, ovvero tra i luoghi più importanti dove il Santo predicò.
SAN FRANCESCO E LA VECCHIETTA DELLE TERRE DI MACHILONEIl nome di Machilone è rimasto indissolubilmente legato a quello di San Francesco anche per un fafoso episodio che vede protagonista una povera vecchietta malata proveniente da queste terre.Mentre San Francesco si trovava nel vescovado di Rieti per curarsi gli occhi, una povera donna di Machilone venne dal medico, perché anche lei aveva una malattia simile a quella del Santo. Un giorno il medico, rivolgendosi al Santo, gli parlò di una vecchietta che era venuta anch'essa per curarsi gli occhi ma che era tanto poverella. San Francesco, parlando familiarmente al suo guardiano e amico fraterno, frate Angelo Tancredi, cominciò a poco a poco a persuaderlo all'incirca così: «Frate guardiano, dobbiamo restituire ciò che è di altri». [...] «Restituiamo questo mantello, che abbiamo ricevuto in prestito da quella poveretta, perché non ha nulla in borsa per le sue spese». Il guardiano obiettò: «Ma questo mantello è mio e non lo ho avuto in prestito da nessuno. [...]». All'insistere di Francesco il guardiano si arrese lasciando che questi facesse come meglio credeva. San Francesco chiamò allora un secolare molto affezionato e gli disse: «Prendi questo mantello e dodici pani, va' da quella donna poverella e dille così: "Il povero, al quale hai imprestato il mantello, ti ringrazia, ma ora riprendi ciò che è tuo"». L'uomo andò e fece come gli era stato comandato. La donna convinta che non c'era inganno, per timore che le venisse tolta una fortuna così impensata, si alzò nottetempo e, senza pensare alla cura degli occhi, se ne ritornò nelle terre di Machilone col mantello e i pani". (FF. 679) Questa stupenda pagina della vita di San Francesco è commemorato in un'opera d'arte del Santuario di Fontecolombo.
Fonti: Posta nell'Alta Valle del Velino di Don Giulio Mosca
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