Antrodoco, S. Chiara: il Parroco scrive ancora a Melilli.
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«Signor Commissario, nell'ultima lettera del 25 gennaio 2012 chiedevo, non per me, di avere la bontà di prendere in considerazione i pochi lavori da portare a termine nella Chiesa di Santa Chiara in Antrodoco e la ringraziavo per quanto era stato ben realizzato. Ora però mi sto rendendo conto, e ne ho avuto anche conferma, che quanto era stato promesso e assicurato nel gennaio 2012 non era altro se non parole per tenere quiescente l'argomento». Esordisce così Don Luigi Tosti, parroco di Antrodoco in una lettera rivolta a Fabio Melilli commissario del sisma '97, riguardo l’ultimazione dei lavori di restauro della Chiesa di Santa Chiara.
«Questo modo di fare da parte sua e dei suoi collaboratori, non credo che sia il migliore. Per quanto riguarda la Sua persona non si è mai verificato che abbia avuto la cortesia di rispondere ad un mio scritto; per quanto riguarda il rapporto con i suoi collaboratori della struttura Sisma '97 non rispondono più neanche per telefono, sebbene siano stati molto solleciti e gentili nel darmi il proprio numero. (Qualche volta li incastro usando cellulari di persone a cui non possono non rispondere: umiliante per me e per loro!)».
Don Luigi Tosti, sottolinea inoltre, il suo essere ben lungi dall’interesse personale: «io, qui su questa terra, sono solo. – dice il Parroco- Non ho né padre, né madre, né fratelli, sorelle, nipoti e neanche figli. Sono solo, non devo lasciare niente a nessuno poiché tra l'altro non posseggo alcuna proprietà», chiede, «e crede di avere il diritto di farlo, per la popolazione di Antrodoco e perché l'importo stanziato per i lavori è sufficiente per completarli anche se parte di esso come è ben palese a tutti, politici e tecnici, e anche ai singoli cittadini antrodocani».
«I suoi collaboratori continuano a dire che i soldi non ci sono, ma la somma richiesta è molto più parsimoniosa di quanto essi affermano. Noi non volevamo spendere di più. Dai resoconti a Lei presentati risulta che la copertura finanziaria di quanto richiesto è disponibile: i soldi del ribasso che possono essere benissimo recuperati, l'importo dovuto ai tecnici calcolato per errore due volte. Per poter poi riaprire la Chiesa, siamo stati costretti a farci da soli la scala interna per accedere al piano superiore e alla cantoria: 3057,85 euro più 642,15 euro di Iva per un totale di 3700,00 euro (si allega la fattura)».
«Non solo quindi pagare per avere un servizio previsto nel progetto, ma anche l'Iva all'amministrazione dello Stato come punizione per aver realizzato quanto non compiuto e per metterci in difficoltà. Anche questa somma, risparmiata dall'amministrazione, si può aggiungere per i lavori da portare a termine. Per quanto poi giustamente non previsto stiamo provvedendo da soli perché desideriamo avere uno stabile accogliente e dignitoso».
«Non cerchiamo il lusso di palazzo Dosi, desideriamo soltanto avere la dignità dovuta alle persone ed il rispetto per il luogo sacro. Signor Commissario, se le capita di venire in Antrodoco, entri nello stabile e consideri in quali condizioni ci costringe a stare. A nome dell'intera cittadinanza di Antrodoco, poiché ci sono tutte le condizioni dovute, torno a chiederle di voler apporre una firma a quanto da molti giorni e sulla sua scrivania affinché questa lunga storia quarantennale di restauro della chiesa di Santa Chiara abbia a finire. Le ricordo ancora – termina il Parroco- che quanto finora speso ammonta a più di due miliardi del vecchio conio. Voglio invocare la legge 241/90, ma già so che questa riga è aggiunta invano alla presente. Cordialmente la ossequio».
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