Il gioco della Ruzzica, detto anche Ruzzola o Ruzzolone, è uno sport popolare antichissimo appartenente alla tradizione agricola del Lazio, dell'Abruzzo e delle Marche. Era un gioco di strada molto diffuso fino a fine Ottocento soprattutto in quelle poche occasioni di tempo libero che i paesani sfruttavano per sfidarsi amichevolmente. Secondo l'opinione di diversi autori, questo gioco era associato al percorso della transumanza come rito apotropaico utilizzato per allontanare gli spiriti malvagi dalle mandrie dei pastori.
La Ruzzica, consisteva nel far rotolare (o ruzzolare o ruzzicare) a terra una forma di formaggio stagionato (in genere del pecorino) legato attorno da una fune che sciolta dava ancor più spinta alla "pizza" di formaggio facendola andare il più lontano possibile.
Era prevedibile che durante il gioco le ruzziche andassero smarrite in luoghi poco raggiungibili e pericolosi, o potessero rompersi, così veniva commissionato ai bambini di portarne alcune di scorta insieme agli immancabili fiaschi di vino, come per ogni divertimento che rispettava la tradizione popolare.
Era un gioco molto sentito tra le genti paesane perché era il simbolo del divertimento e dei festeggiamenti. Quando i pastori riuscivano a ricavare abbondanti quantità di latte, preparavano delle apposite pizze per giocare a Ruzzica. Queste avevano una diversa forma rispetto a quelle da mangiare: erano più sottili e venivano fatte stagionare per circa un anno in modo tale da raggiungere la giusta durezza ai fini del gioco.
Nel tempo, il formaggio è stato sostituito da un disco in legno del diametro di 20-25 cm, chiamato per l'appunto "Ruzzica" da cui prende il nome il gioco. I falegnami del posto si dedicavano alla realizzazione delle ruzziche utilizzando il legno di olmo perché più consistente e pesante e più adatto a ottenere una migliore precisione nel tiro e una durata maggiore nel tempo. Il legno veniva lavorato con un tornio a pedale, poi rifinito con una passata di vernice e l'applicazione di un numero destinato ad ogni giocatore. Alcune ruzziche, presentano un solco centrale intorno a tutta la circonferenza, per trattenere lo spago che, al momento del lancio imprime alla ruzzica una forte rotazione. Alcune località, invece, prevedono il lancio libero della ruzzica, cioè senza spago per semplificare il gioco ai principianti. Le moderne ruzziche sono in gomma, materiale che assicura una resa maggiore sull'asfalto liscio, ma quella originale resta sempre e comunque la forma di formaggio e quella di legno.
Questo sport tradizionale è stato tramandato sino ai giorni nostri divenendo un vera e propria tradizione che rievoca splendide immagini del passato. È assai difficile indicare un percorso storiografico sul gioco della Ruzzica, vista l'esiguità di fonti che ne parlino approfonditamente, a causa della scarsa importanza che i giochi popolari rivestivano all'interno della società. È soltanto con il Romanticismo, infatti, che questi, vengono rivalutati e considerati non più come fondamento di immoralità e disonore, ma come espressione e simbolo di una tradizione popolare, ed elemento caratterizzante l'identità socio-culturale per le comunità nazionali. Per lunghissimi anni, infatti, la cultura alta, decise di dare prestigio esclusivamente ai giochi maggiormente apprezzati dalle classi nobili o che in qualche modo richiamavano alla classicità in quanto ritenuti benefici per la salute e per gli aspetti sociali. Sicuramente questo sport era già praticato alla fine dell'Impero Romano. Forse addirittura già gli antichi Etruschi praticavano la Ruzzica, poichè nella tomba dell'Olimpiade della Necropoli dei Monterozzi di Tarquinia, si vede effigiato un discobolo, la cui posizione per alcuni studiosi sembra essere quella caratteristica di chi sta lanciando una forma di formaggio. Nei primi anni del Medioevo, era molto ricorrente giocare a Ruzzica, anche se questo era malvisto perché spesso generava litigi e zuffe, in più perché spingeva al gioco d'azzardo in quanto il vincitore otteneva in premio del denaro e non più la forma stessa di formaggio come si faceva originariamente. Nel 1761 il lancio della Ruzzica sia in legno che di formaggio, venne permesso per legge solo nel periodo carnevalesco. Nell'Ottocento, con il Romanticismo e con la nascita dell'etnografia, si da maggiore rilievo ai giochi popolari e quindi anche alla Ruzzica. Oggi, l' UNESCO, nella Carta internazionale dei giochi e degli sport tradizionali ha deliberato che il gioco tradizionale, di cui la Ruzzica fa parte, è patrimonio orale e immateriale dell'umanità. REGOLE DEL GIOCO: Lo scopo è di raggiungere, con meno tiri possibili, la linea di arrivo alla distanza stabilita (di solito qualche centinaio di metri), segnalata da un indicatore quale potrebbe essere un albero o un cancello. Tutti i giocatori, partendo dallo stesso punto, iniziano a lanciare uno per volta la propria ruzzica. I tiri seguenti, ripartono dal punto esatto in cui si è fermata la propria ruzzica, anche se questa dovesse essere uscita dal tracciato di gioco. Nell'eventualità di un pareggio di tiri, si aggiudicherà la vittoria il giocatore che, con l'ultimo lancio, ha raggiunto una distanza maggiore. Il fascino di questo sport, che richiede anche delle buone doti atletiche, sta nel fatto che è un gioco che si pratica all'aperto, su stradine tortuose di campagna e quindi non in spazi adeguatamente adibiti, e ciò trasforma la sfida in una collezione di sani imprevisti. Oggi, nell'Alta Valle del Velino, il gioco della ruzzica non viene più praticato con frequenza come una volta, ma in molti paesi è ancora viva questa tradizione che viene rievocata in occasione delle festività locali.
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