Mafia nei lavori di adeguamento Salaria Micigliano-Posta
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Per presunti legami con la mafia, è scattato ieri mattina il sequestro delle azioni della Tecnis Spa, società operante nel settore edile, attiva nei lavori sullo svincolo di Micigliano e anche sui lavori della Rieti-Terni. Sono stati i Carabinieri del Ros ad eseguire a Catania il provvedimento della sezione misure di prevenzione del tribunale che ha disposto l’amministrazione giudiziaria delle società Tecnis Spa, Artemis Spa e Cogip Holding Srl e il sequestro delle relative quote ed azioni per un valore di oltre un miliardo e mezzo di euro. L’intervento è stato richiesto dalla procura distrettuale antimafia di Catania. La Tecnis, impegnata nei lavori di adeguamento della piattaforma stradale della S. S. n. 4 "Via Salaria" a cavallo tra i comuni di Posta e Micigliano, nel tratto compreso tra il bivio di Micigliano (Km. 113 + 200) e l'inizio della galleria Gole del Velino (Km 117+000), ha un capitale sociale di 32 milioni di euro interamente versato e le relative azioni sono suddivise in egual misura tra le società Cogip Holding srl e Artemis SpA, la prima riferibile a Francesco Domenico Costanzo e la seconda a Concetto Albino Bosco Lo Giudice. Alla ditta è stato sospeso il certificato antimafia in seguito al coinvolgimento dei componenti del suo Cda, Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, finiti agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta ‘Dama Nera’ della Procura di Roma su presunte tangenti all’Anas. La nuova accusa per le aziende è di essere asservite alla famiglia catanese di cosa nostra rimpinguandone le casse e “consentendo agli esponenti apicali dell’organizzazione di governare in qualche modo l’indotto, ottenendo sub appalti e forniture a imprese vicine alla organizzazione mafiosa ed accrescere il proprio potere e prestigio anche presso le famiglie palermitane, consentendo ad imprese loro vicine di infiltrare il settore delle commesse pubbliche”. Il provvedimento è stata illustrato durante una conferenza stampa alla presenza del Procuratore della Repubblica di Catania Michelangelo Patanè e del comandante del Ros dei carabinieri Gen. Giuseppe Governale. “Si è potuto verificare nel corso di circa 10 anni – ha detto Patanè – che queste azienda dovevano pagare a cosa nostra, avere collegamenti con essa, si dovevano inserire in appalti e in lavori cospicui del Palermitano, ma in stretto collegamento ed asservimento dei voleri di cosa nostra”. Guarda il servizio del TG5 in merito alla vicenda: http://mdst.it/03v596837/ |
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