La raccolta delle castagne
Natura - Bosco e dintorni |
La castagna, è uno dei prodotti più preziosi che madre natura, da sempre generosa, regala all'Italia e all'Alta Valle del Velino. Questo delizioso frutto dal sapore dolce e soddisfacente, è figlio dell'albero del castagno (castanea sativa), una pianta molto antica che gremisce i boschi di molte regioni della nostra penisola. Conosciuto sin dall'antica grecia anche dai più grandi autori, il castagno fu definito proprio da Senofonte, nel IV secolo,"l'albero del pane" e col nome di "pane dei poveri", i suoi frutti hanno saziato e arricchito le tavole delle antiche famiglie contadine. Infatti, prima della scoperta dell'America, e dell'arrivo del mais in Europa, la polenta veniva preparata con la farina di castagne e rappresentava il nutrimento principale dell'epoca. Grazie alle virtù salutari e alle sue elevate qualità nutritive, la castagna è sempre stata protagonista di una ricca raccolta. Questa attività ha attraversato molte fasi nel corso degli anni sia perchè sono cambiate le abitudini e le esigenze degli individui sia perchè fortunatamente il progresso ha permesso un notevole sviluppo anche in un contesto di vita come quello agreste. In tempi remoti, la raccolta massiccia richiedeva molto più tempo di oggi perchè veniva fatta a "mani nude", ed era quindi più faticosa ma soprattutto più pericolosa. Ognuno aveva il suo ruolo, c'erano i battitori che si arrampicavano sugli alberi, li scuotevano e facevano cadere a terra le castagne che le contadine, poi, avevano il compito di raccogliere. La raccolta veniva fatta col mordacchio, un arnese appositamente creato per evitare di pungersi con i ricci delle castagne. Successivamente, le donne con i loro "zinali" le trasportavano all'interno di alcune buche scavate nel terreno, le lasciavano essiccare "allo scuro" (da qui il termine "scurare" usato oggi per la procedura di conservazione delle castagne), e poi ricoprivano il tutto con fogliame e rami secchi. Passato un mese le castagne avevano raggiunto la giusta essiccazione e, i contadini, potevano tornare nei loro castagneti per liberarle dai ricci e portarle orgogliosamente a casa come il "frutto" di un faticoso, ma soddisfacente lavoro, e fonte di un abbondante e appagante sostentamento. Un tempo, nell'Alta Valle del Velino, c'erano molte coltivazioni di castagneti. Oggi non è più così, anche se se ne trovano molti e di fruttuosi, sono poche ancora le persone che "coltivano" la passione per le castagne, quindi il loro mantenimento non è né costante né accurato come un tempo. Coloro che hanno ancora viva nel cuore questa tradizione, ogni anno, in autunno, non mancano all'appuntamento con la raccolta delle castagne, quasi come se fosse una vera e propria missione o una fede da rinnovare. Ai giorni nostri, molti dei castagneti sono abbandonati quindi chi non gode della fortuna di possederne uno, può recarsi in queste zone incolte ed incustodite, o nei boschi di proprietà dei comuni. Se il castagneto è recintato o vi è affisso il cartello di divieto o è palesemente curato e custodito, conviene andare in altra zona poichè vi è un proprietario che lo coltiva. Anche se viene ancora fatta a mani nude, la raccolta, oggi, è molto più rapida, perchè prevede, a livello industriale, l'utilizzo di una sorta di reti che abbracciano la grande quantità di castagne cadute. Il passo successivo include che, i frutti vengano messi a "scurare" nell'acqua fredda per circa otto giorni affinchè si mantengano nel tempo.
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