Il ballo della Pupazza
Folclore |
Immaginate una piazza in festa affollata di gente in circolo al centro della quale un fantoccio di cartapesta guidato da una persona al suo interno e adornato di fuochi d'artificio danza al ritmo di saltarella: è il ballo della Pupazza, o Pantasima, spettacolo e rito pagano che si ripete nell'Alta Valle del Velino quasi ad ogni festa di paese. Il grande fantoccio, alto dai due ai quattro metri, era costruito in passato con frasche, carta e stoffa su di uno scheletro di canne; oggi è realizzato con cartapesta variopinta fissata su un'intelaiatura sagomata. Ha sembianze inquietanti e femminili che ricordano una popolana grassa, prosperosa, con forme generose, petto abbondante, prominente e procace. Un temperamento originale e vigoroso, ancorché rozzo nei gesti, nei modi, negli atteggiamenti. Dapprima la Pupazza sorprende, incute timore e impressiona piccoli e grandi irrompendo all'improvviso nella piazza affollata attraverso una strada buia e secondaria e danzando tra la gente. Antropologicamente bruciare la Pupazza ha il significato di distruggere il male poiché il fuoco ha una funzione purificatrice con la quale si allontanano le forze nefaste e gli influssi negativi che le popolazioni avvertono attorno ad esse e al loro lavoro, esercitando così un'azione protettiva sull'intera comunità. Il fuoco che esce dalle mammelle è forse invece l'allegoria della fertilità della terra, come anche i comportamenti della pupazza alludono esplicitamente alla fecondazione. Un tempo la Pupazza faceva la sua comparsa al termine dei raccolti e in occasione delle feste patronali. Oggi la si ritrova praticamente in tutte le occasioni di festeggiamento. Il ballo della Pupazza è una tradizione tipica di tutta la valle del Velino e del limitrofo Abruzzo. Nel reatino il fantoccio è più frequentemente detto Pantasima, nome che deriva probabilmente da una trasformazione popolare del sostantivo latino phantasma, ovvero colui che si mostra. |